CHE FINE HA FATTO OSAMA BIN LADEN? Non solo una provocazione

Morgan Spurlock strikes back. Il regista ed interprete di Supersize Me è tornato e questa volta si occupa di terrorismo. Lo fa ovviamente alla sua maniera e presa come scusa l’imminente nascita del suo primogenito, decide di partire alla ricerca dell’uomo più ricercato al mondo, con lo scopo di rendere il pianeta un posto più sicuro per il bambino in arrivo.

Al di là della provocazione fine a se stessa (in Supersize Me aveva fatto la stessa cosa decidendo di nutrirsi esclusivamente da McDonald’s per un mese), appare ben presto chiaro che la pellicola si muove in ben altra direzione, andando a tracciare una mappa antropologica di culture, sentimenti e pensieri di razze e popoli di cui sappiamo veramente poco. La forza del film sta infatti nell’approccio diretto e sincero messo in scena dal regista, un confronto che parte dal pregiudizio e dal sentito dire, per poi lentamente andare a scardinare uno ad uno i luoghi comuni.

Se alcuni passaggi sono davvero forti (tutta la parte in Arabia Saudita è raggelante e non le è da meno l’excursus nella striscia di Gaza), il cuore palpitante del film si concentra sulla ricerca di un obbiettivo comune a tutte le etnie, un massimo comune denominatore che possa unire gli intelletti e i sentimenti di tutti. La cosa interessante è che il nostro regista pare riuscirci, non mancando di sottolineare in modo semplice, sussurrato e mai insistito, che tutti gli uomini vogliono le stesse cose.

Per molti questo film sarà solo una divertente provocazione, una veloce analisi della politica estera USA e non solo, un superficiale viaggio tra il pregiudizio, l’odio e l’utopia. Credo però che sarebbe ingeneroso liquidarlo così velocemente, in quanto la pellicola in esame ha una cristallina innocenza di fondo, una disarmante sincerità, che lo farà apprezzare a tutti coloro che con mente e cuore aperto avranno voglia di dare uno sguardo al futuro.

Tornando al titolo del film, Where in the world is Osama Bin Laden? è una domanda difficile a cui Morgan Spurlock tenta di dare una risposta, per certi versi riuscendovi. Osama Bin Laden è ovunque ed in nessun posto, nel cuore di chiunque e di nessuno, è il nome che abbiamo dato al terrore, all’ignoranza e all’odio. Osama Bin Laden… Solo un nome e come tale a forza di ripeterlo forse vi sembrerà che non significhi più niente, il film di Spurlock è lì per dimostrarci che mai convinzione fu più sbagliata.

Se le cose non cambieranno e con loro il nostro approccio al vero dialogo, allora Quello che sta arrivando non lo potremo fermare.

VOTO

Da 00 a 13 anni: Che noia, 5

Da 14 a 22 anni: Molto Carino,7

Da 23 a 33 anni: Bello, 7,5

Da 34 a 45 anni: Indispensabile, 8

Da 45 a 70 anni: Molto bello, 8

2 risposte a "CHE FINE HA FATTO OSAMA BIN LADEN? Non solo una provocazione"

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  1. Io invece devo dire che da questo film mi aspettavo qualcosa in più. Ho apprezzato l’approccio fresco e diretto, ho apprezzato l’idea di trattare la questione mediorientale con toni leggeri e l’atteggiamento di chi crede di avere ancora a che fare col problema degli hamburger che fanno ingrassare. Ho molto notato la superficialità, forse esito obbligatorio di un taglio di questo genere.
    E’ bello sentire tante persone che dicono di desiderare ciò che desiderano tutti. Fa piacere sentire che la “gente” è migliore delle gerarchie che la governano. Però su queste persone avrei voluto sapere di più.
    Il nostro protagonista viene ospitato da una famiglia dentro una baracca e non ritiene opportuno spiegarci cos’è quella baraccopoli.
    Vicino la striscia di Gaza viene cacciato in malo modo da un gruppo di uomini vestiti in abiti tradizionali ebraici e non ci dice nemmeno il nome della zona in cui si trova. La lista sarebbe ancora lunga ma il senso mi sembra chiaro. Mettere in scena l'”americano medio” che fa una gita in medioriente può aiutare a dare l’idea che dall’altra parte della barricata ci sono persone con dei problemi. Di che tipo di problemi soffrano però e magari da chi siano provocati non è dato sapere. Magari nella prossima puntata.

    1. Carissimo Alberto… La tua riflessione è assolutamente condivisibile. Deduco dalle tue righe che da un film (forse nella vita di tutti i giorni?) pretendi che tutto ti venga spiegato. Se questo è sacrosanto nella quotidianità, ancora abbiamo la possibilità di lasciarci dietro le spalle qualche spiegazione almeno nei film. Non dico che non sia importante sapere dove si trovasse la baraccopoli da te citata, dico solo che non ero interessato a saperlo perchè la mia mente e il mio cuore erano rapiti dalle parole che in quel momento venivano dette. Parole di pace, parole di comprensione, parole importanti. A volte capita che la mia mente sia annebbiata, ma il mio cuore è lucidissimo, quel dialogo era una dichiarazione d’amore per i nostri figli e per il nostro futuro. A me è bastato, a te?
      Con affetto Houssy.

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