The Holdvers – Lezioni di vita

The Holdovers non significa “lezioni di vita” come sottolinea in maniera piuttosto banalotta il sottotitolo italiano, ma più semplicemente e in maniera più complessa e calzante, “gli avanzi”.

Siamo alle soglie delle vacanze di Natale del 1970, una scuola superiore, elitaria e con una tradizione parecchio antica, si prepara per chiudere i battenti. A rimanere tra le sue mura, un professore piuttosto spigoloso, una enorme cuoca nera che ha appena perso l’unico figlio in Vietnam, un laborioso tuttofare e un manipolo di studenti, le cui famiglie sono impossibilitate a passare il Natale con loro. Ben presto il suddetto manipolo di giovani uomini si ridurrà e a restare solo, prigioniero tra le mura dell’istituto, in compagnia di professore, cuoca e tuttofare, sarà uno solo di loro. Sarà l’inizio di un’avventura dell’anima, capace di trasformare ogni cosa e di ricordarci una volta di più, cosa siano il carattere, la solitudine e l’umana capacità di ascoltarci e capirci.

The Holdovers è uno di quei film che vorresti non finisse mai, perché mano a mano che procede, i personaggi si dipanano, si arricchiscono e approfondiscono sempre di più, crescendo sotto i nostri occhi e diventando inesorabilmente parte di noi. Figlio di un modo di narrare molto classico, il film risulta estremamente moderno o se preferite eterno, perché eterne sono le dinamiche e le tematiche che affronta, perché il regista, Alexander Payne, ci parla di depressione, solitudine, integrità, dignità, e ribellione.

Il cast è ovviamente il fiore all’occhiello di questa pellicola, interpretata da un terzetto che, se esistesse una giustizia, dovrebbe far piazza pulita ai prossimi Oscar. Si tratta di interpretazione in costante sottrazione, che allo spettatore regala l’essenzialità, merce rara in un panorama spesso fatto di gigioni digrignanti e madame dall’occhio svenevole.

Gli Scarti… i protagonisti altro non sono che questo, scarti appunto. Ognuno di loro si trova dove non vorrebbe o dovrebbe essere, mentre i difetti e le incongruenze di quella che di certo non è una vita perfetta, ma più simile alla scala di un pollaio (breve è piena di merda), vengono lentamente a galla, lasciando che siamo proprio noi spettatori a capire, perdonare ed innamorarci di loro. Cosa piuttosto semplice, perché anche noi ci siamo sentiti esattamente come loro, scarti.

The Holdovers si appoggia sul lato molle del nostro cuore e lascia che i suoi protagonisti diventino parte della nostra famiglia cinematografica, una famiglia allargata che ogni spettatore possiede. Intanto la neve scende inesorabile, sui i ricchi, sui poveri, sulle bugie, le ingiustizie e le buone intenzioni, mentre tutti noi arriviamo finalmente a capire cosa dover guardare.

Il futuro, il presente e il passato.

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