LA COSA: L’impossibilità di essere se stessi

Ecco uno di quei film che non si sarebbe dovuto fare.

Tutti conosciamo il super capolavoro di Carpenter e non è  mia intenzione sostenere l’inviolabilità dei classici, tesi francamente discutibile e anacronistica, visto che lo stesso film di Carpenter è il remake di una pellicola di Howard Hawks, però devo dire in questo caso l’obiezione e lo sdegno nascono dalla messa in scena e dai pochissimi spunti di sceneggiatura.

Il vero problema della versione rivista e corretta, non è infatti la distanza dal modello di partenza, ma la sua troppa fedeltà ad esso, che purtroppo alla lunga finisce per ingabbiarlo in scelte narrative tanto discutibili quanto obbligate. Peccato, perché qua e là le idee ci sono e si fanno notare, prima tra tutte quella che ad un certo punto riguarderà le otturazioni dentali.

A questo punto non so che cosa fare e mi trovo ad un bivio, non so infatti se svelarvi un pizzico di trama e rendervi quindi la visione interessante o evitare qualsiasi tipo di spoiler, per non ferire i sentimenti di nessuno. Facciamo così, chi ha paura di sapere troppo, salti direttamente alla fine. Per evitare confusione da ora in poi userò il corsivo.

La prima cosa che dovete sapere, forse l’unica, è che questo La cosa non è un remake, ma piuttosto un prequel. Alzi la mano chi ricorda il vivido inizio del capolavoro carpenteriano, quella fuga disperata tra i ghiacci di un cane braccato da un elicottero. Bè il nuovo La cosa, si prende la briga, assolutamente non necessaria, di colmare quella lacuna, arrivando a riempire i buchi narrativi che ci porteranno a capire esattamente tutto ciò che è accaduto prima e che Carpenter ha solo suggerito.

Se da un lato il paragone con l’originale avrebbe probabilmente schiacciato questo film, a partire dai digitalissimi effetti speciali che non reggono il confronto con le magie di Rob Bottin, dall’altro il cammino intrapreso è ricco di ostacoli, primo tra tutti l’incapacità di osare. La difficoltà ad allontanarsi veramente e completamente dal film del 1982 (stesso anno di E.T. non scordiamolo mai) resta il vero problema della pellicola targata 2011, continuamente indecisa tra il confortevole solco lasciato dalla tradizione e l’oscura imperscrutabilità della novità.

Tutto sbagliato e da dimenticare quindi? Assolutamente no, il nuovo La Cosa regala qualche brivido e spende qualche idea personale, anche se confusa tra la nebbia digitale e i volti un po’ appannati dei poco convinti protagonisti. Resta un film che come già detto al principio si poteva anche evitare di fare, così poco convinto delle proprie potenzialità e della propria identità, da non lasciare un segno, un brivido, o più semplicemente un’emozione.

Attenzione però, la sequenza finale durante i titoli di coda, è da pelle d’oca per qualsiasi amante del classico di Carpenter.

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VOTO DI PANCIA (APPENA FINITI I TITOLI DI CODA):

– 6 –

CHE INVESTIMENTO MERITA DA PARTE VOSTRA:

Non al cinema, non ne vale la pena.

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