THE GREY: Cinema classico e poesia

In Alaska un aereo affollato di lavoratori petroliferi che stanno tornando dalle proprie famiglie precipita scaraventando i pochissimi superstiti alla mercè del gelo e di un branco di lupi affamati. Tra loro un cacciatore (Liam Neeson) cercherà di tenere unito il gruppo mentre la fame e le belve feroci metteranno a dura prova l’unità e la soppravvivenza dello sparuto manipolo di sopravvissuti.

Che piacevole sorpresa questo The Grey, con un ritrovato ed intenso Liam Neeson, thriller muscolare e mascolino, tutto giocato in una manciata di idee nitide e ben piazzate. Cinema di sostanza e non di rivoluzione, costruito su poche concrete certezze e che si lascia alle spalle twist narrativi e dialoghi ridondanti, The grey si concentra su quello che conta veramente, lasciando tutto il resto da parte e focalizzandosi su di una semplicissima equazione: Uomo contro Natura.

Non è banale ne sciocco pensare che come spesso capita in questo tipo di pellicola, il gruppo campione sotto la lente d’ingrandimento appartenga ad un unico genere, in questo caso uomini, tralasciando così intrecci ben più complicati che una condizione promiscua avrebbe portato in superficie. Così come nel qui spesso citato the Descent, anche in The Grey il gruppo protagonista è compatto nel genere, ma eterogeneo nell’assortimento, anche se di fondo si respirano a pieni polmoni un’umanità ed un’empatia non comuni a questo tipo di pellicole.

Non diverso nella sostanza da un survival horror o da un drama disaster movie, The Grey non concede mai spazio e pausa allo spettatore, inchiodandolo alla poltrona per l’intera durata di quasi due ore. Costruendo un meccanismo narrativo antico, quasi classico, e forse proprio per questo perfetto, la pellicola si dipana sicura e senza apparenti scossoni, regalando certezze e telefonata concretezza.

Anche se tutti noi sappiamo dove andremo a parare, la chiarezza del percorso narrativo, assolutamente privo di sbavature o ridondanze, riporta tutto ad una dimensione estremamente concreta. Libero da orpelli metafisici e lavorando molto sulla splendida differenza tra la realtà e il ricordo, vera forza trascinante dell’umano sentire e lottare, vero e silente motore del film, The Grey mette in scena una sfida senza vincitori e vinti, una lotta impossibile contro un nemico che semplicemente non può essere battuto.

Silenziosa, paziente, inesorabile ed immutabile, la Natura attende nell’ombra, indifferente all’umano sentire e al battere troppo umano del cuore nel momento in cui si affacciano un ricordo, un volto, o un nome.

E nel mezzo ampi e spiazzanti lampi di lancinante poesia.

.

LA SCENA CHE VALE IL FILM
Tutte quelle in cui i protagonisti si mettono a nudo e raccontano un pezzettino della loro vita. Il finale.

L’ANGOLO DELL’INTRIGANTE NOZIONISMO

Liam Neeson è stato Oskar Shindler per Steven Spielberg, oltre ad aver interpretato tantissimi film, alcuni belli, altri meno. Se devo citare un paio di titoli a me cari, le preferenze vanno sicuramente ad Innocenza colposa, piccolo thriller dal finale bellissimo ed inaspettato e allo splendido e dolente Darkman, quasi dimenticato capolavoro di quel geniaccio di Sam Raimi.

.

Lascia un commento

Blog su WordPress.com.

Su ↑